If I’m hurt , I ain’t gon’ lie about it...

אם אני נפגע, אני לא הולך לשקר לגבי זה

25 novembre 1983 Bnei Brak , Israele ore 07:45.

Il pianto del feto appena uscito dal grembo della madre rimbombava nella stanza.
La donna si sdraiò completamente sul letto sfinita , sudata , stanca e con il fiato corto.
L'uomo ,che precedente aveva aiutato la propria compagna con il parto , si avvicinò cautamente all'infermiera e vide tra le sue braccia la piccola creatura.
" è un maschietto, congratulazioni!" esclamò la signora alla coppia passando il neonato al padre per avvicinarsi alla donna controllando che stesse bene.
" benvenuto nel mondo , piccolo Eleazer " sussurrò il padre.
Lo guardò con un piccolo sorriso inciso sul volto nel mentre il feto ricambiava lo sguardo con quei grandi occhi da cerbiatto che già l'uomo amava.
Era così piccolo , spaesato , innocente...

"...e solo , che dobbiamo fare?" ..
5 luglio 1990 Ospedale di Dubai , ore 15:57

Domandò la poliziotta al suo collega dando una occhiata al bambino seduto nella sala di attesa.
sbuffò ritornando a guardare l'uomo davanti a se:
"parlagli , proviamo a ricavare delle informazioni da lui. " rispose mettendosi le mani nelle tasche.
La giovane annuì e si avvicinò piano verso il bambino , si mise davanti e si abbassò nella sua stessa altezza. gli diede un'occhiata e deglutì vedendolo in che stato era; le ginocchia sbucciate , lividi sulla faccia e sulle braccia , il labbro spaccato e un piccolo taglietto sulla gota destra.
" ehi...come ti chiami?" domandò la donna con voce sottile.
Il bambino le avrebbe risposto subitamente se non fosse che non comprendeva la lingua. era perso , non sapeva dove erano finiti i suoi genitori e la donna che si era avvicinato parlandogli in un'altra lingua lo spaventava.
Le lacrime stavano minacciando di uscire:
"n-non capisco , voglio mamma e papà" singhiozzo il piccolo nella sua lingua.
Non capiva più niente: era tutto iniziato con un viaggio in macchina verso l'Emirati Arabi Uniti. L’atmosfera nell'auto era allegra ed entusiasta di questa nuova avventura , tanto anche da schiantarsi?...
La poliziotta sbarrò leggermente gli occhi quando Eleazer le parlò in ebraico , per la volontà di Dio la donna avendo origini israeliane capì cosa disse.
" tranquillo piccolo" lo rassicurò comunicando con la stessa lingua del bambino. Per ora non gli chiese spiegazioni dei suoi genitori e cosa a causato l’incidente , preferì non ferirlo emotivamente.
"mi sapresti dire il tuo nome?" ritentò guardandolo negli occhi.

"Eleazer Mizrachi...così si chiama." affermò la poliziotta.
8 luglio 1990 ,Orfanotrofio di Dubai , ore 12:25.

Il bambino era ancora seduto nei sedili posteriori della vettura guardando l'immenso edificio davanti a lui , nel mentre la giovane era fuori a parlare con la direttrice del luogo.
Dal finestrino Eleazer vide le due donne stringersi la mano e la giovane camminare verso l'auto aprendogli la porterai.
"vieni." affermò prendendogli la manina portandolo dalla signora di cui pochi minuti si stava parlando.
"bene..."sospirò la donna passando lo sguardò sul piccolo"..questa sarà la tua nuova casa.
Ti prenderanno cura di te , ti daranno da mangiare e un letto , e sopratutto farai tante amicizie con altri bambini " gli sorrise e il bambino annuì felice tenendogli ancora la mano.
"..okay , allora io vado stammi bene piccolo Elea , verrò a trovarti prossimamente " sorrise un'ultima volta la donna staccandosi la mano dal bambino.
Lui la guardò sorpreso , perché se ne andava , si domandò. fece svanire piano il sorriso assumendo un'espressione triste.
La signora che giaceva lì , guardò anche lei la giovane andarsene via con la macchina e rupe Il silenzio quando il piccolo si rattristirsi.
" ritornerà non preoccuparti.” lo rassicurò appoggiando una mano sulla sua spalla.
Lui rimase a guardare il mezzo attraversa il cancello per poi sparire non appena svolta destra.
“andiamo tesoro , ti mostro la tua nuova camera e il tuo nuovo compagno di stanza" disse incamminandosi dentro all'orfanotrofio.
Il bambino risentì di nuova la sensazione di insicurezza mentre seguiva titubante la signora verso la sua nuova stanza.
Salirono una grande scalinata e percorsero qualche corridoio sorpassando numerose porte. La signora si fermò e lo fece altrettanto il Eleazer davanti a una porta , la aprí facendo entrare il piccolo.
" perfetto, spero che ti piaccia l'arredamento della stanza e soprattutto faccia amicizia con il tuo compagno di stanza" affermò sorridendo e Elea si limitò a guardarla e annuire nonostante avesse capito solo la metà di cosa disse.
" perfetto , ora mi ritiro ciao." Salutò il bambino chiudendo la porta. Eleazer restò un paio di minuti a fissare la porta per incominciare poi a scrutare ogni angolo della stanza.
Sussultò quando gli si presentò davanti un bambino , più piccolo e più basso di lui.
"ciao , chi sei tu? " chiese accigliato il minore tra i due.
"Eleazer.." disse solamente il bambino sorpassandolo rincominciando a guardare la stanza sedendosi nel suo probabile letto.
"da dove vieni? quanti anni hai? perché sei qui? ti hanno abbandonato? o i tuoi genitori sono morti? perché hai dei cerotti sulle ginocchia e sulla guancia? ti sei fatto male? sei solo? se vuoi, diventiamo amici?..." Continuò ad assalirlo di domande e Elea aggrottò la fronte confuso non sapendo cosa stesse dicendo e tanto meno come dirglielo che non capiva l'arabo. In caserma la giovane poliziotta gli aveva insegnato tre parole: come ti chiami , come stai e ciao.
Il minore si avvicinò al letto di Eleazer.
"accidenti , ma io non ti ho detto il mio nome!" Esclamò picchiandosi la mano sulla fronte. Il maggiore tra i due guardò stranito il bambino nel mentre si tirava schiaffi sulla fronte confuso di cosa stette facendo.
"che disastro , vabbè io sono.."

" ...Khairy , si." affermò una donna.
15 maggio 1995 Orfanotrofio di Dubai , ore 9:14

Eleazer era sveglio mentre il minore era ancora tra le braccia di Morfeo.
Era in piedi a causa delle voci che parlavano dietro attraverso alla porta della loro stanza. Scese dal letto e si avvicinò piano alla porta appoggiando l'orecchio su di esso cercando di sentire cosa stesse succedendo fuori.
" ottima scelta signori!" esclamò una voce famigliare, la direttrice.
" vorremo adottarne due però." disse però una voce rauca , una voce maschile.
" un bambino di nome Joël,..se non mi sbaglio"continuò a dire l'uomo.
Eleazer continuò ad ascoltare , la direttrice fuori disse alla coppia:
"quindi adotterete due bambini ,signori Leroy? Khairy e Joël , giusto?" e dal silenzio il bambino intuisce che abbiano annuito.
"grandioso , allora preparo i documenti e le carte dei bambini interessanti e ci incontriamo questo pomeriggio verso 17:00 dove potrete finalmente prendere i vostri nuovi figli-" il bambino si staccò immediatamente dalla porta con a nodo alla gola, trattenne il lacrime  e corse da Khairy che ancora dormiva.
"Khai svegliati , Khai" continuò a richiamarlo.
in risposta il minore mugolò girandosi dall'altra parte del letto dandole le spalle a Elea. Il maggiore ritentò nuovamente a svegliarlo con un grosso modo alla gola e il più piccolo emise un pesante sbuffò svegliandosi finalmente.
"che c'è?" dice con la voce ancora impastata dal sonno.
" ci vogliono separare. tu verrai adottato con un altro bambino" singhiozzò Eleazer preoccupato .
il minore sbarrò gli occhi saltando giù immediatamente dal letto.
"come?? dobbiamo fare qualcosa, non voglio andarmene senza di te." affermò deciso Khairy abbracciando strettamente il maggiore.
Elea strinse a se il più piccolo, non voleva lasciarlo. In quei sei anni trascorsi in orfanotrofio aveva instaurato un bellissimo rapporto con il compagno di stanza tanto da considerarsi fratelli. Lui aveva solo Khairy , la poliziotta lo aveva abbandonato era venuta , si , due o tre volte ma smise non appena il bambino si sentiva al suo agio nel luogo , per non parlare poi dei suoi genitori...
"che f-facciamo?"domandò con voce spezzata il più piccolo , rompendo il silenzio. Era quasi al punto di piangere , glielo si vedeva dalle lacrime accumulate nei solchi dei occhi che minacciavano di scendere. Il maggiore gli prese il viso asciugandogli le poche lacrime che erano ormai scese dal suo viso.
“Non preoccuparti , t-troveremmo una soluzione..” sussurrò Eleazer.

"Joël Bret Vatmarkür , primo novembre del 1981" lesse nella cartella Khairy.
15 maggio 1995 Orfanotrofio Internazionale di Dubai , ore 15:40. 

Eleazer e Khairy si trovavano di nascosto nell'ufficio della direttrice. Quest'ultima non c'era per delle commissioni e cose varie che doveva fare ma nonostante ciò i due dovevano fare attenzione e tutto in fretta perché poteva ritornare tra un momento e un altro.
" Khairy muoviti non posso stare qua in guardia per tutta la vita" gli sussurrò ma in modo chiaro Elea che stava nella soglia della porta dell'ufficio della signora.
"sisi.." disse concentrato nel trovo la cartella del suo compagno di stanza. Lo trovò dopo non tanto tempo e incominciò a scambiare i dati semplicemente cambiando le due foto. 
"hai fatto?" domandò Elea quando lo vide mettere apposto la scrivania come era prima.
"si" rispose raggiungendo il maggiore e chiusero la porta dell'ufficio.
Corserò poi verso la loro stanza " dobbiamo trovare i due signori prima della direttrice. loro arrivano verso le 17:00" disse Eleazer.
"spero solo che il piano funzioni , non ti voglio perdere" si fermò Khairy guardando il maggiore negli occhi....

15 maggio 1995 Orfanotrofio Internazionale di Dubai , ore 17:06

....A quell'ora il cortile era vuoto ma la mensa piena.
Tutti i bambini erano lì per l'ora della merenda.
In pochi si accorsero che due posti erano vuoti , che mancavano due bambini ma non ci diedero tanta importanza...

....La stanza di Eleazer e Khairy c'era un silenzio assordante , si sentiva solo il vento fischiare entrare dentro la stanza e le tende verdi limoni ondeggiare a causa di esso..

Nell’ ingresso dell'edificio si sentì una macchina partire e sorpassare il cancello.
....Per la prima volta a Eleazer batteva il cuore per il gesto appena compiuto e per oltrepassato quelle quattro mura che lo tenevano 'prigioniero'....

Distolse gli occhi dal finestrino guardando Khairy che si trovava alla sua sinistra nei sedili posteriori . Gli sorrise , era contento di avercela fatta e gli prese la mano stringendola dolcemente poi...ma si sentiva comunque un egoista , un impostore ed era cosciente del fatto che avrebbe dovuto vivere nella menzogna più grande,...in un’identità di un’altra persona....

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