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La casa piu' bella del mondo
Fu quanto Carlo Ponti promise alla moglie Sophia Loren nel 1966 anno in cui la sposa, come coronamento di una storia non facile già ai suoi inizi negli anni ‘50. La loro unione durerà fino al 2007 anno della di lui morte.
Era il 1950 quando la 15enne Sophia incontra Carlo Ponti allora 37enne, sposato con due figli, una tumultuosa telenovela da rotocalchi per un Paese come l’Italia dove il divorzio non era ancora consentito.
Dopo Messico ed America, dove vivono per non essere accusati di bigamia, la coppia rientra in Italia nel 1960, dove sposando finalmente l’attrice sei anni dopo le promette appunto la “casa più bella del mondo”.
Villa Sara o Villa Gabrielli è un complesso barocco di fine ‘700 composto da 50 stanze, parco privato di 10mila mq ed altrettanta dependance per 500mq. I lavori di ristrutturazione negli anni ‘50 furono imponenti: una foresteria, un’autorimessa, una cappella privata ed una piscina riscaldata.
La dimora era così maestosa ed arredata con estrema opulenza che il magazine americano LIFE le dedicò un intero servizio, divenuto in breve estremamente famoso oltreoceano ed in Italia.
Nel 1977 a causa dei problemi con la finanza di Ponti, la coppia è costretta a trasferirsi in California per poi vendere e stabilirsi definitivamente a Ginevra dove tutt’oggi la diva vive.
Di passaggi di nobili proprietari a passaggi di politici proprietari la famosissima dimora è tutt’oggi in vendita proprio come “La casa più bella del mondo”.
Da 40 a soli 19 milioni di euro...
External linkDr. Martens
Ho ritrovato oggi il mio paio modello basso dei tempi delle superiori...usati così poco che oggi sono indiscutibilmente perfetti addirittura in versione floreale.
Gli anfibi leggeri (quelli ufficiali sono quelli ad uso militare) indistruttibili ed indentificativi delle sottoculture punk, ska, new waver, skinhead, grunge, psychobilly, mod, metallari, gothic, emo...ed un’infinità ancora.
Devono il loro nome al Dottor Klaus Maertens che ne realizzò la tipica foggia con le impunture gialle e la suola in gomma ed un cuscinetto d’aria. Era la sua scarpa ortopedica a seguito di un incidente al piede durante la Seconda Guerra mondiale.
Il loro boom è dovuto alle casalinghe tedesche che intorno al 1952 ne fanno impennere le vendite dell’80%. Naturalmente non degli anfibi modaioli oggi in uso ma della linea bassa, fatta a scarpa, quella che ho riesumato giusto oggi io a casa di madre.
(Lei preferiva invece gli zoccoli di legno dalla certa leva educativa)
In Inghilterra e Germania dagli anni ‘60 in poi l’anfibio classico ad 8 buchi nel colore rosso ciliegia diventa la scarpa doc per i lavoratori, operai, postini addirittura i poliziotti.
La scarpa a 3 buchi il modello 1461 è invece adottata dagli impiegati delle poste diventando ben presto simbolo del sindacato e della sinistra inglese.
Sarà il loro uso da parte di band musicali come gli Who a farli avvicinare a tutte le sottoculture stilistiche che sopra vi ho citato.
Esasperandone la scelta extra alta, si taglie in più, o con la punta d’acciaio si voleva rivendicare l’appartenenza proletaria in contrasto al movimento hippy della giovane borghesia benestante.
Rieditati da nomi come Jean Paul Gaultier, Raf Simons e Yohji Yamamoto si avvicina verso gli anni 2000 un nuovo tipo di popolarità.
Ad oggi i tratti distintivi del marchio sono sempre gli stessi, saranno le stampe oltre il classicisssimo nero e le diverse altezze della suola a dettare i nuovi trend di appartenenza.
🤟🏻
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